TIPI DI ARCHI
L’arco è una struttura nella quale i conci (cioè i blocchi trapezoidali che lo compongono) sono sollecitati solo a compressione e, dunque, risulta molto più resistente anche allargando parecchio i piedritti (distanza denominata “luce”).
Per realizzarlo occorre posare i conci su una struttura lignea chiamata “cèntina” e chiudere in alto con la chiave di volta.
L’unico problema è che, mentre il trilite scarica sui piedritti un carico totalmente verticale, l’arco produce una componente orizzontale (dato che la spinta è obliqua) che potrebbe far ribaltare i sostegni verticali.Per questo motivo spesso gli archi si usano in sequenza in modo da contrastare le spinte orizzontali con controspinte uguali ed opposte. Quando non c’è una sequenza di archi occorre rinforzare i piedritti con contrafforti o altri sistemi in grado di assorbire la spinta orizzontale.
1. ARCO A TUTTO SESTO – È il modello più noto, quello in cui l’arco è perfettamente semicircolare. La sua denominazione deriva da sextus, il nome latino del compasso. E in effetti basta un solo colpo di compasso per disegnarlo. Sono a tutto sesto gli archi di trionfo, le arcate degli anfiteatri, degli acquedotti e dei ponti romani.
2. ARCO RIBASSATO AD UN CENTRO. In questo caso il centro dell’arco non si trova sul piano di imposta (cioè il punto in cui comincia l’arco) ma più in basso. Si determina, dunque, un angolo tra l’arco e il piedritto che non è presente nell’arco a tutto sesto (là, infatti, il piedritto è tangente all’arco). È utilizzato per passaggi di dimensioni contenute e spesso era realizzato dai romani in mattoni.
3. ARCO RIBASSATO POLICENTRICO – Tipo di arco utilizzato in epoca tardomedievale con sesto ribassato ma raccordato ai piedritti mediante due archi di circonferenza con centro posto sul piano di imposta. Denominato anche “arco ad ansa di paniere” è frequente nell’ architettura siciliana di stile gotico-catalano.
4. ARCO A SESTO ACUTO – Tipico dello stile gotico europeo (ma già noto nell’ architettura islamica) è determinato dall’ intersezione di due archi di circonferenza con centri più o meno distanti e posti sul piano d’imposta. È chiamato anche arco ogivale per via della sagoma ad ogiva che si ottiene.
Presenta, ovviamente, un angolo al centro dell’arco. Grazie alla “verticalizzazione” delle due metà dell’arco, questa tipologia si presta alla creazione di strutture più esili (come quelle gotiche) e all’apertura di grandi vetrate in quanto necessita di una massa muraria minore per assorbire la componente orizzontale.
5. ARCO RAMPANTE – Nell’architettura gotica, tuttavia, si ricorre anche all’uso dell’arco rampante, un caso particolare di arco asimmetrico, per scaricare lungo il perimetro della struttura le spinte orizzontali delle volte e degli archi ogivali. Gli archi rampanti, dunque, non si trovano quasi mai dentro una chiesa ma al suo esterno.
6. ARCO INFLESSO – Detto anche fiammeggiante o “a carena di nave” è un arco policentrico simile a quello ogivale ma con una punta più accentuata dovuta alla presenza di un flesso e ad un cambio di curvatura. Si può trovare nell’architettura islamica, nelle aree di influenza orientale ed anche nello stile gotico più tardo.
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