TASSELLAZIONE o TASSELLATURA

 Una tassellazione o tassellatura, chiamata anche rivestimento o mosaico, si riferisce ad una serie di forme, note come tasselli, che si adattano perfettamente l’una all’altra per rivestire una superficie senza creare interstizi o sovrapposizioni.
I tasselli possono essere di molteplici forme,spesso poligoni regolari – figure con tutti i lati e gli angoli di uguale misura ,come quadrati,pentagoni,esagoni,ottagoni....

Esistono solo tre tipi di tassellature (o tassellazioni) formate da un'unica tipologia di figure geometriche regolari. Queste sono possibili perché  l'angolo interno di queste figure è un sottomultiplo di 360°, permettendo di ricoprire il piano senza lasciare spazi vuoti. 

Le tre tassellature regolari sono ottenute con:



1. Triangoli Equilateri

I triangoli equilateri, avendo angoli interni di 60°, possono essere affiancati in gruppi di sei attorno a un singolo vertice (60° x 6 = 360°), ricoprendo interamente il piano. Questo crea una struttura a nido d'ape invertita

2. Quadrati
I quadrati, con angoli interni di 90°, sono l'esempio più comune, utilizzato per pavimenti e piastrelle. Attorno a ogni vertice si uniscono quattro quadrati (90° x 4 = 360°). 

3. Esagoni 
Gli esagoni hanno angoli interni di 120°. Attorno a ogni vertice, si possono unire tre esagoni (120° x 3 = 360°). Questo schema si trova naturalmente negli alveari delle api, che massimizzano lo spazio utilizzando questa forma efficiente.
Ecco alcuni esempi visivi di queste tassellature:








Un grande autore di tassellature fu Escher (1898-1972) ideatore di quei motivi geometrici che intersecandosi e formando immagini affascinanti ripetibili all’infinito







TASSELLI NEL QUADRATO



IL GIOCO NELLA STORIA

IL GIOCO DEI DADI NEL MEDIOEVO

Nel Medioevo i dadi erano molto popolari e diffusi, utilizzati in diversi giochi d'azzardo e di sorte, tra cui la zara, un gioco con tre dadi citato anche da Dante. Nonostante l'atteggiamento ostile della Chiesa nei confronti del gioco d'azzardo, i dadi erano un passatempo comune tra nobili e cavalieri, e furono creati dadi speciali, come quelli raffiguranti le virtù al posto dei punti. 


Il gioco della zara

Si gioca con tre dadi a turno ogni giocatore chiama un numero da 3 a 18, quindi getta i dadi. Era considerato vincitore chi riusciva a ottenere egual numero sui tre dadi o almeno su due dadi, e, nella forma più comune in Italia, chi dichiarava preventivamente, ad alta voce, il totale dei punti che avrebbe realizzato con i tre dadi

Venne menzionato nella Divina Commedia di Dante Alighieri, che si riferì alla zara come un'attività che poteva portare chi perdeva a dolersi e ad imparare dalla sconfitta. 


Diversi numeri hanno diverse probabilità di uscire: infatti ad esempio per ottenere 3 con tre dadi c'è una sola combinazione possibile (1+1+1=3), mentre per ottenere 10 ce ne sono diverse (1+3+6=10, 1+4+5=10, 2+2+6=10, 2+3+5=10, 2+4+4=10, 3+3+4=10). Le probabilità per ciascun numero sono le seguenti:

Nprob.%Nprob.%
31/2160,46%1127/21612,50%
43/2161,39%1225/21611,57%
56/2162,78%1321/2169,72%
610/2164,63%1415/2166,94%
715/2166,94%1510/2164,63%
821/2169,72%166/2162,78%
925/21611,57%173/2161,39%
1027/21612,50%181/2160,46%

La strategia di gioco che dà le maggiori probabilità di vincere è quindi quella di chiamare sempre 10 o 11.

Uso dei dadi nel Medioevo

Diffusione: I dadi erano un passatempo comune sia tra le classi più basse che tra la nobiltà. Esistevano scuole e corporazioni per il gioco ai dadi.

Regolamentazione: In molti luoghi, le leggi cercavano di contrastare i giochi d'azzardo con dadi, imponendo sanzioni severe a chi li praticava, specialmente di notte o in luoghi sacri.

VIDEO SPIEGAZIONE GIOCO DEI DADI

https://youtu.be/rrbi68iSfXQ

IL GIOCO DEGLI SCACCHI NEL MEDIOEVO

La scacchiera per la sua forma quadrata venne intesa, quale simbolo della terra al cui interno si svolgeva una grande battaglia fra il bene e il male e dove il gioco aveva la funzione di insegnare i valori della saggezza, della temperanza

Gli scacchi secondo alcuni storici sono un’astuta invenzione di Satana per attirare, con i simboli delle religione, il credente verso il gioco d’azzardo e quindi la perdizione. Bianco e nero, mostrano le due condizioni della vita e della morte, della lode e del biasimo conseguenti alla preghiera o al peccato. Come gli uomini, i pezzi della scacchiera hanno diversi valori, onori e fortuna, ma il ritorno alla loro comune origine appiana ogni differenza e, spesso, nella borsa che li raccoglie al termine della partita il re giace sotto tutti gli altri


altri giochi sono 

Tavola Reale: Una delle versioni medievali della Tabula, molto simile al moderno backgammon

Sistema il foglio in verticale e dividi il foglio in 4 parti . Partendo in alto dal bordo nero segna i punti ogni 1,2cm. I triangoli, 6 per ogni lato hanno la base 2,4 cm. Ogni 1.2 cm(la metà della base del triangolo) traccia la linea orizzontale, su questa linea si trova il  vertice del triangolo , a 2 cm di distanza dalla linea verticale centrale. Ripeti la costruzione 6 volte da un lato e 6 volte dall'altro bordo  Poi ripeti dal basso gli altri 12 triangoli. Colora alternando due colori come nell'esempio


Si devono realizzare 15 pedine per ogni giocatore del colore dei triangoli: esempio 15 cerchi di cartone su cui incollare un cerchietto colorato del colore del triangolo
VIDEO SPIEGAZIONE GIOCO BACKGAMMON

https://youtu.be/woYqhkIoVFM


OLOGRAMMA

Gli ologrammi sono il risultato tridimensionale della proiezione di un oggetto, ottenuta tramite l'interferenza di due fasci laser.Gli ologrammi cioè sono immagini che appaiono in 3D ma che, in realtà, sono realizzate su una superficie in 2D

Nel 1971 il  fisico ungherese Dennis Gabor  ricevette il Premio Nobel per la sua invenzione e sviluppo del "metodo olografico”, che aveva teorizzato all’inizio degli anni Cinquanta, e nel 1977 venne utilizzato  in una scena del film Guerre stellari quando il robot R2-D2 proietta un ologramma della principessa Leila


La tecnologia da allora è progredita abbastanza rapidamente  e gli ologrammi sono entrati a far parte della nostra vita di tutti i giorni. Li troviamo sulle banconote, sulle carte di credito e sui documenti di riconoscimento (patenti e passaporti) come deterrenti per i falsari, e sulle confezioni dei prodotti per dimostrarne l’autenticità,







fino agli animali olografici a grandezza naturale come quelli usati in alcuni spettacoli da circo 

Scopriamo come si comporta la luce

Prendiamo il laser e puntiamolo contro una parete. Se muoviamo il laser, ci accorgiamo che il puntino rosso visibile sul muro si muove con esso. Non vediamo il percorso che fa la luce ma solo il puntino rosso del puntatore sul muro.Per verificare che la luce si muove in linea retta, soffiamo un po’ di polvere di gesso davanti alla sorgente luminosa e, come per magia, vedremo apparire davanti ai nostri occhi il raggio prodotto dal laser.
Se invece puntiamo il laser contro uno specchio, cosa accade? Usiamo la stessa tecnica per visualizzare li raggio prodotto dal laser e scattiamo una foto con lo smartphone. Stampiamola e verifichiamo con l’aiuto di un goniometro che il raggio si riflette sulla superficie dello specchio con la stessa angolazione con cui la colpisce (α = β).

Se infine puntiamo il laser contro il foglio acetato, che cosa osserviamo? Il raggio lo attraversa o viene riflesso? In realtà, se l’angolo con cui viaggia il raggio del laser non è perpendicolare al foglio, una parte del raggio lo attraversa e una parte viene riflessa.

“La luce e la riflessione”

La luce è una forma di energia prodotta da una sorgente luminosa, naturale o artificiale. La luce può provenire da fonti incandescenti (il filamento di una lampadina, il sole o una fiamma) o da fonti luminescenti (LED, schermi di computer).

Indipendentemente da come la luce viene prodotta, la luce viaggia sempre nello spazio in linea retta.

Quando un fascio di luce incontra una superficie liscia e levigata, i raggi subiscono un fenomeno detto riflessione:

Quando un fascio di luce incide su una superficie piana e levigata, viene riflesso. il fascio riflesso forma con la normale alla superficie un angolo uguale a quello di incidenza.
Schema della riflessione

in pratica, i raggi vengono deviati di un angolo (detto angolo di riflessione) uguale all’angolo formato con la perpendicolare alla superficie (detto angolo di incidenza. 

La riflessione è un fenomeno importante: noi possiamo vedere la maggior parte degli oggetti in natura perché le loro superfici riflettono la luce che vi incide.

Costruiamo il proiettore per realizzare un ologramma


Materiale

Fogli acetati (lucidi per lavagna luminosa o copertina trasparente per rilegatura)
Modello cartaceo con lo sviluppo piano del tronco di piramide
Smartphone o tablet
Forbici
Taglierino
Righello
Pennarello per lucidi
Nastro adesivo trasparente


La forma del proiettore è quella di una piramide tronca a base quadrata, cioè senza la punta. Per costruirlo, prendiamo il modello in figura e ricalcarlo sul foglio acetato con il pennarello per lucidi, è importante decidere se utilizzeremo il tablet o lo smartphone, perché il modello per il proiettore da usare con il tablet deve avere dimensioni all’incirca doppie rispetto a quello da usare con lo smartphone.



Prendiamo lo smartphone e cerchiamo su Youtube il video “HoloQuad Holographic Video Compilation 3D”. Appoggiamo lo smartphone su una superficie piana e posizioniamo la piramide troncata rovesciata al centro dello schermo.
Se la stanza è buia l'effetto è più nitido

Un altro metodo è costruire una scatola su cui appoggiare sopra lo smartphone  come nel video seguente


elementi per lo smartphone

3 quadrati da 17cmx17cm (uno da dividere in due triangoli)
2 quadrati da 15x17 cm
1 foglio acetato
pittura nera o carta nera

Per lo il tablet le dimensioni sono quasi il doppio





LUOGHI MEDIOEVALI DI SALERNO

  QUADRIPORTICO DEL DUOMO DI SALERNO

Il duomo è preceduto da una facciata barocca e dalla scalinata annessa.

 

Dell'antico prospetto resta il p
un leone (simbolo della forza di Cristo e del suo potere di condannare) ortale, detto Porta dei Leoni a causa di due statue ai lati degli stipiti raffiguranti



un leone che atterra una preda (simbolo della forza di Cristo e del suo potere di condannare)




e una leonessa con un leoncino allattato (simbolo di carità e Misericordia salvifica di Cristo).

l loro sguardo diretto in basso evidenzia il fatto che inizialmente l'accesso avveniva attraverso una scala centrale, in epoca moderna sostituita dal doppio accesso laterale.


Sull'architrave, scolpita ad imitazione di un portale romano, una scritta ricorda a chi entra l'alleanza tra i principati di Salerno e di Capua
. Il fregio, raffigurante una pianta di vite (rimando al salvifico Sangue di Cristo) presenta altre decorazioni animali: una scimmia (simbolo dei vizi animali dell'uomo e quindi raffigurazione del peccatore) e un leone con la bocca aperta (simbolo dei pericoli che affliggono l'uomo)


sono ai due estremi e messi ai margini dalla vite salvifica dove è presente una colomba che becca i datteri (simbolo dell'anima buona e salvata che si pasce dei piaceri ultraterreni). Nella lunetta al di sopra del fregio, un affresco seicentesco (che ha sostituito un deteriorato mosaico del 1290) raffigura San Matteo che scrive il vangelo ispirato dall'angelo
Il portale della facciata immette ad un ampio atrio, unico esempio italiano, insieme a quello della Basilica di Sant'Ambrogio, antica chiesa di Milano, di quadriportico romanico
Lo spazio è definito da un portico con ventotto colonne classiche e quattro pilastri angolari che reggono archi a tutto sesto rialzati. Al di sopra corrispondono lunghi corridoi coperti mentre sul fronte della basilica è stato ricavato un loggiato in età barocca.
Gli archi a tutto sesto decorati con intarsi di pietra vulcanica e si appoggiano su colonne con in cima capitelli di stile corinzio che ricordano anche uno stile islamico.Queste sono colonne di recupero provenienti da antiche costruzioni romane e medievali, e dal Foro romano della vicina P.zza Abate Conforti.

MATERIALI UTILIZZATI

I materiali principali utilizzati per il quadriportico del Duomo di Salerno sono il travertino per i piani inferiori, il laterizio (mattoni) per i piani superiori e il granito per le colonne agli angoli del piano terra. Inoltre, per gli archi intrecciati della torretta sono stati utilizzati tufo e laterizio alternati, mentre la decorazione del perimetro mostra una tarsia di conci di travertino con coppie di mattoni rossi.
Tra gli archi ci sono dei rosoni di pietre squadrate di travertino e pomici brune disposte in modo diverso per ogni rosone.
Piani inferiori: Blocchi di travertino. Piani superiori: Laterizio (mattoni). Colonne (piano inferiore): Granito. Archi intrecciati della torretta: Tufo e laterizio alternati. Decorazione perimetrale (tarsia): Conci di travertino e mattoni rossi.

Pianta del Duomo di Salerno (sulla sx il quadriportico)
                 
L'altrio è poi completato con uno splendido loggiato sovrastante a bifore e pentafore.






Inoltre sono presenti 15 sarcofagi romani che conservano i resti mortali di alcuni principi, vescovi,cavalieri e figure di spicco del panorama salernitano dell'epoca.
Tra questi, si distingue un superbo sarcofago di epoca romana – in cui sarebbero state riposte le spoglie di Guglielmo d’Altavilla, nipote di Roberto il Guiscardo e terzo duca di Puglia – abbellito dal "Mito di Meleagro", una scena di caccia al cinghiale. Chiaro il significato allegorico: il feroce cinghiale devasta la vigna del signore ma è vinto dall’audace guerriero; rappresenta un classico motivo dei sarcofagi romani dove si mescolavano i temi dell’eroismo, della giustizia e dell’amore.

Nella tradizione salernitana si tramanda una leggenda legata al suddetto sarcofago: il principe, particolarmente amato e compianto dai suoi sudditi, morì a soli trent’anni, il 7 agosto del 1127; la sua consorte, Gaidelcrima, figlia del conte di Airola, affranta dal dolore, come ultimo pegno d’amore recise i suoi lunghi capelli biondi e ne fece dono allo sposo normanno.Nella memoria del popolo salernitano questo legame d’amore non ebbe mai fine: il 7 agosto, infatti, la leggenda vuole che al calar della sera, quando la cattedrale è deserta, Gaidelcrima appaia, sotto il porticato, profumata di rose. Come sospesa nell’aria, si avvicina al sarcofago di Guglielmo, ripete il gesto del taglio delle sue chiome e le adagia accanto al coperchio sepolcrale per poi scomparire sotto forma di farfalla.

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ACQUEDOTTO MEDIOEVALE -

PONTE DEI DIAVOLI

L'Acquedotto medievale di Salerno è stato eretto nel IX secolo per approvvigionare d'acqua il monastero di San Benedetto, presso le mura orientali. Si trova nel Centro storico di Salerno, sotto il colle Bonadies ed il suo Castello di Arechi. ù
«La lunghezza stimata era di circa 650 metri (255 su archi e pilastri, i restanti affidati a condotte sotterranee o ubicate su muri), con una altezza massima dal suolo di circa 21m, con in più tutta una serie di monumentali cisterne adibite alla distribuzione dell’acqua. 
Queste misure sono state notevolmente ridotte da dissennati ed anche recenti abbattimenti, conservando inalterati, o quasi, solo i 21 metri d’altezza. L’attuale lunghezza si limita a qualche centinaio di metri.» - 

 Oggi è possibile ammirarne un tratto molto ben conservato, con archi acuti e possenti pilastri posti in triplice ordine. 



CENNI STORICI

Alcuni storici ritenevano che l'acquedotto risalisse al XIV secolo ma in realtà esso fu eretto prima dell'anno mille in quanto il monastero di San Benedetto, da esso servito, risale all'VIII secolo e non era fornito di pozzi da cui poter attingere l'acqua. L'errore di datazione nacque dall'errata convinzione che, l'arco acuto noto come ogiva fosse di origine siciliana e quindi ideato dopo l'anno mille, ma dagli archi presenti nei sotterranei del Duomo di Salerno e di quello di Amalfi è possibile asserire che questo tipo di arco fu usato a Salerno prima ancora che nella stessa Sicilia. 

Le leggende sui "Ponti del Diavolo"


 Intorno all'acquedotto nacque nel Medio-Evo una leggenda seconda la quale la sua costruzione avvenne per opera del mago salernitano Pietro Barliario che, aiutato dai diavoli, lo eresse in una sola notte buia e tempestosa. Da questa leggenda nacque il nome "Ponti del Diavolo" che è ancora oggi usato dai salernitani per riferirsi all'acquedotto e, fino a pochi anni fa, i vecchi salernitani evitavano di recarsi sotto i ponti quando calava la sera perchè convinti che vi apparissero i diavoli, le streghe di Benevento ed altri spiriti malvagi.
 Secondo un'altra leggenda sotto gli archi dei Ponti del Diavolo, in una notte tempestosa, avvenne l'incontro fortuito tra i fondatori della Scuola Medica Salernitana: l'arabo Adela, il greco Ponto, l'ebreo Elino ed il latino Salerno. L'origine di tale leggenda è da ricercare nella vocazione mercantile e commerciale della Salerno medievale che era un vero e proprio crocevia di popoli, culture e religioni diverse. 
   




ponte dei diavoli

ORTO BOTANICO-GIARDINO DELLA MINERVA

Il Giardino della Minerva a Salerno è considerato il più antico orto botanico d'Occidente ed è strettamente legato alla storia della prestigiosa Scuola Medica Salernitana. 

Storia e Origini
Medioevo e la Scuola Medica Salernitana:
 Il giardino nacque nel Medioevo con una funzione didattica fondamentale: serviva agli studenti della Scuola Medica Salernitana per imparare a riconoscere e utilizzare le piante medicinali (chiamate "semplici") a scopo terapeutico.
Fondazione nel XIV secolo: La sua creazione, o per lo meno la sua sistemazione scientifica, risale al XIV secolo per iniziativa di Matteo Silvatico, un eminente medico e botanico della Scuola. Egli lo utilizzò come un vero e proprio "Giardino dei Semplici" (Hortus Simplicium), un luogo dove venivano coltivate e mostrate agli allievi le piante descritte nei testi di medicina.
Struttura e Caratteristiche:
 Situato sul fianco della collina Bonadies, nel cuore del centro storico di Salerno, il giardino si sviluppa su una serie di terrazzamenti. Una caratteristica distintiva è la storica "scalea" (scalinata) che poggia sulle mura medievali della città e un ingegnoso sistema di distribuzione delle acque, che ha permesso la coltivazione di diverse specie nel corso dei secoli.
Ruolo Scientifico
Questo luogo rappresentò il primo esempio in Europa di un orto botanico specificamente dedicato alla ricerca e all'insegnamento medico, anticipando di secoli gli orti botanici universitari moderni (come quello di Padova, fondato nel 1545). 
Epoca Moderna
Declino e Riscoperta: Nel corso dei secoli, con il declino della Scuola Medica Salernitana, il giardino perse la sua funzione originaria e cadde in uno stato di abbandono.
Restauro e Apertura al Pubblico: Grazie a un'ampia opera di restauro, il Giardino della Minerva è stato riaperto al pubblico all'inizio degli anni 2000, recuperando il suo valore storico e botanico. 
Oggi, il giardino è un'oasi di tranquillità che offre ai visitatori l'opportunità di immergersi nella storia della medicina medievale, ammirare una vasta gamma di specie vegetali (identificabili tramite un moderno sistema di QR code) e godere di una vista panoramica sul golfo di Salerno

Restauro e Riapertura (2024-2025)
I lavori di restauro e riqualificazione sono stati finanziati dal Ministero della Cultura. Le attività principali svolte tra il 2023 e il 2024 hanno incluso: 
Acquisizione e recupero dell'ultimo terrazzamento (740 mq) a monte, precedentemente non accessibile, che ha permesso al giardino di ritrovare la sua integrità originaria dopo secoli.
Restauro degli intonaci danneggiati e rifacimento delle pavimentazioni.
Rinnovo completo dell'impianto di irrigazione.
Restauro del primo piano di Palazzo Capasso, destinato a ospitare attività didattiche legate all'orto botanico.
Installazione di un nuovo e spettacolare impianto di illuminazione artistica notturna. 
Il giardino è stato ufficialmente riaperto al pubblico a metà luglio 2025 (dopo essere stato chiuso per i lavori dal 31 gennaio 2023), con un ingresso a pagamento (6€) destinato alla manutenzione del sito.