IL GIOCO DEI DADI NEL MEDIOEVO
Nel Medioevo i dadi erano molto popolari e diffusi, utilizzati in diversi giochi d'azzardo e di sorte, tra cui la zara, un gioco con tre dadi citato anche da Dante. Nonostante l'atteggiamento ostile della Chiesa nei confronti del gioco d'azzardo, i dadi erano un passatempo comune tra nobili e cavalieri, e furono creati dadi speciali, come quelli raffiguranti le virtù al posto dei punti.
Il gioco della zara
Si giocava lanciando tre dadi e cercando di indovinare la somma totale dei punti, o il risultato di due o tre dadi uguali.
Venne menzionato nella Divina Commedia di Dante Alighieri, che si riferì alla zara come un'attività che poteva portare chi perdeva a dolersi e ad imparare dalla sconfitta.
Uso dei dadi nel Medioevo
Diffusione: I dadi erano un passatempo comune sia tra le classi più basse che tra la nobiltà. Esistevano scuole e corporazioni per il gioco ai dadi.
Regolamentazione: In molti luoghi, le leggi cercavano di contrastare i giochi d'azzardo con dadi, imponendo sanzioni severe a chi li praticava, specialmente di notte o in luoghi sacri.
IL GIOCO DEGLI SCACCHI NEL MEDIOEVO
La scacchiera per la sua forma quadrata venne intesa, quale simbolo della terra al cui interno si svolgeva una grande battaglia fra il bene e il male e dove il gioco aveva la funzione di insegnare i valori della saggezza, della temperanza
Gli scacchi secondo alcuni storici sono un’astuta invenzione di Satana per attirare, con i simboli delle religione, il credente verso il gioco d’azzardo e quindi la perdizione. Bianco e nero, mostrano le due condizioni della vita e della morte, della lode e del biasimo conseguenti alla preghiera o al peccato. Come gli uomini, i pezzi della scacchiera hanno diversi valori, onori e fortuna, ma il ritorno alla loro comune origine appiana ogni differenza e, spesso, nella borsa che li raccoglie al termine della partita il re giace sotto tutti gli altri
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